A Carnevale ogni bolla vale: viaggio nel mondo del perlage
Racconti dalle delegazioni
07 marzo 2025

Se è vero che dietro ogni bolla si cela un segreto, è anche vero che il perlage è sinonimo di festa e spensieratezza. Con AIS Sondrio una serata di approfondimento sul Metodo Classico, vissuta indossando una mascherina, per una degustazione realmente alla cieca.
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Il Carnevale è sinonimo di gioia, colori e celebrazioni, e cosa meglio delle bollicine per accompagnare l’atmosfera festosa? AIS Sondrio ha organizzato una serata esclusiva all’insegna della spumantizzazione, un viaggio sensoriale alla scoperta di sei etichette d’eccezione. L’evento, condotto con competenza e ironia dalla giornalista e sommelier Sara Missaglia, si è svolto presso il Ristorante Hotel Campelli di Albosaggia, registrando il tutto esaurito e regalando ai partecipanti un’esperienza divertente e, al tempo stesso, formativa.
Un brindisi alla conoscenza
Non solo degustazione, ma anche emozione e scoperta: la serata ha permesso di esplorare il mondo affascinante degli spumanti, analizzando le differenze tra i metodi di produzione, l’importanza del terroir e il ruolo fondamentale della sosta sui lieviti e della sboccatura, con un focus particolare sui vitigni chardonnay e pinot nero. Ogni calice ha raccontato una storia, trasportando gli ospiti in un viaggio attraverso territori, tradizioni e saperi enologici. Il Metodo Classico è la tecnica più elegante e complessa di spumantizzazione. Del tutto analoga a quella impiegata per lo champagne francese, è un processo che prevede la rifermentazione in bottiglia, durante la quale zuccheri e lieviti aggiunti danno vita all’anidride carbonica, conferendo al vino il suo perlage fine e persistente. L'affinamento sui lieviti può durare diversi anni, donando complessità aromatica e struttura. La sboccatura, ovvero l'eliminazione dei residui di lieviti, completa il processo, spesso accompagnata da un dosaggio che determina la dolcezza finale del vino.
La serata ha visto la presenza di una proposta gastronomica per esaltare le caratteristiche di ogni bollicina: i vini sono stati accompagnati da un menù studiato per l’occasione, con un risotto allo zafferano con battuta di orata e lime. In chiusura un saluto dolce, un semifreddo alla vaniglia con salsa ai frutti rossi. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di degustare sei prestigiosi spumanti: il primo è stato il Franciacorta DOCG Brut Satén Millesimato Monogram 2015 sboccatura 04/2022 di Castel Faglia, dal naso evoluto su note di pasticceria, pesca sciroppata, miele e tostature da nocciola, e dalla bocca insolitamente agile, dinamica, fresca e verticale. Una dicotomia degustativa che ha sorpreso e che ha evitato il cortocircuito trasformando il disallineamento in potenza. Da un satén ci saremmo aspettati al palato una bolla più delicata, contenuta, aggraziata: in realtà le sensazioni erano energetiche, eclettiche e sorprendentemente vitali. Questa è la potenza della novità, del “non me l’aspettavo”: il calice ha soddisfatto la platea, con segni di apprezzamento. Dalla Franciacorta al Friuli è un attimo: il secondo Metodo Classico è la Ribolla Gialla Dosaggio Zero VSQ 2017 di Collavini, il primo che ha realizzato un metodo classico con questo vitigno. La Ponca si fa sentire: nell’assaggio è molto fresco, sapido, aggregante di emozioni, pieno e ricco, con un bellissimo corpo. Nessuna sensazione amaricante in chiusura e, in abbinamento al piatto, sembra registrare maggiore gradimento rispetto al Monogram. Si prosegue con l’Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero DOCG Vergonberra 2018 sb. 22 della cantina Bruno Verdi: 85% pinot nero e 15% chardonnay per un calice giocato sulla struttura e sulla potenza della bacca nera, dominante nell’assemblaggio. Il colore è un indizio molto evidente, con note cromatiche dorate che virano all’oro rosa. L’acidità non è spiccata e lascia spazio ad un corpo importante ma comunque sinuoso. Il sorso si allarga in orizzontale, diventando protagonista al palato, con sensazioni delicatamente stringenti e una rotondità che non abbiamo riscontrato nei calici precedenti. È la dimensione di questo Metodo Classico a piacere, con un effetto “3D” che testimonia volumetria e profondità. Il quarto calice è un Franciacorta DOCG Brut Millesimato CruPerdu 2019 sboccato ad aprile 2024 di Castello Bonomi: dall’emozione di un cru di pinot nero ritrovato all’assoluta eleganza del calice. Fragolina di bosco, confetto, zucchero filato: al naso è finezza e grazia. Al palato è un metodo classico di proporzione, con una metrica degustativa dall’incedere elegante: nessuna nota prevaricante, ma un vino “orchestrale”, un ensemble dal potere magnetico e seduttivo. L’ultimo spumante servito in chiaro è il Metodo Classico Dosaggio Zero VSQ 2020 sb. 04/23 - Lazzari Adamah. Ha il periodo di permanenza sui lieviti più breve e, al tempo stesso, sembra essere la sintesi dei precedenti. Eleganza, freschezza e salinità perfettamente dosate e non compromesse dal dosaggio zuccherino. Chardonnay in ingresso e chardonnay in chiusura, la lineup termina con un calice di grande soddisfazione: un’interpretazione molto francese del Metodo Classico, con un sorso più sontuoso e ricco, a tratti opulento e, soprattutto, dotato di grande persistenza. La sesta referenza è stata la sorpresa: servita alla cieca, con gli ospiti rigorosamente bendati, ha messo alla prova sensibilità e capacità di riconoscimento, regalando un momento di grande coinvolgimento e divertimento. Indossare le mascherine ha amplificato i sensi, dirottando l’attenzione su profumi, consistenza e struttura del vino e sulla sensazione di benessere che le bollicine sono state in grado di regalare. Un’esperienza immersiva e unica, che ha permesso ai partecipanti di affidarsi esclusivamente alle loro percezioni e sensazioni, senza preconcetti visivi o virate nella valutazione generate da altre fonti o dovute alla eventuale notorietà del brand. L’entusiasmo e le reazioni sorprese di chi ha tentato di individuare l’etichetta hanno reso questo momento il vero clou della serata. Si è trattato del Prosecco Valdobbiadene Superiore DOCG Edizione I Gondolieri di Bisiol, che fa capo alla famiglia Lunelli: l’immediatezza e la riconoscibilità dei profumi con evidenze di pera e di fiori bianchi molto netti hanno indirizzato i partecipanti verso un prodotto dalla minor complessità rispetto ai calici sin qui degustati. Al palato un marcatore zuccherino da dosaggio finale e un corpo più scorrevole e veloce e con persistenza contenuta, hanno testimoniato la presenza della glera. Il calice piace per facilità, croccantezza e freschezza, giocato su uno stile riconoscibile e volutamente non complesso.
Oltre la festa: un viaggio di crescita
L’evento non è stato solo un momento conviviale, ma una vera e propria esperienza sensoriale e culturale. La conduzione di Sara Missaglia ha guidato i partecipanti in un viaggio tra aneddoti, curiosità e approfondimenti enologici, rendendo ogni sorso un’occasione di scoperta. Il percorso didattico ha permesso di affinare le tecniche di degustazione e di comprendere le differenze tra i principali metodi di spumantizzazione e i vitigni impiegati, anche attraverso l’uso di materiali diversi per l’affinamento, dall’acciaio al legno grande e piccolo e soste sui lieviti differentemente prolungate. La serata ha permesso di assaporare e comprendere la poliedricità del Metodo Classico apprezzando le differenze tra la complessità evolutiva del legno e il rispetto del varietale nel ricorso al solo acciaio. Un’esperienza che ha lasciato il segno, tra il tintinnio dei calici e la magia delle bollicine, celebrando la vita con eleganza e leggerezza. Non solo a Carnevale.