Vini italiani e stranieri in un confronto alla cieca

Appuntamento alla cieca per la delegazione AIS di Mantova, per scoprire una nuova selezione di grandi vini italiani e stranieri, accompagnati da Artur Vaso.

Maria Ruocco

Una degustazione alla cieca ben strutturata è sempre un’occasione per mettere alla prova il proprio bagaglio sensoriale e affinare la capacità di lettura del vino, al di là di quanto mostrato dalle etichette, perché come suggerito dal nostro relatore Artur Vaso,«si gioca con quello che c’è nel calice». Dal calice si parte quindi per intercettare le caratteristiche di alcune tipologie di territorio e approfondire poi con le analisi successive.

La serata ha proposto un percorso articolato, con un’apertura dedicata alle bollicine, un passaggio su bianchi di profilo molto diverso e una chiusura intensa con rossi di grande struttura.

Le bollicine: un confronto tra territori e stili

In apertura, tre interpretazioni di spumantizzazione hanno messo in evidenza differenze di terroir e approccio produttivo. L’analisi come sempre è partita dal colore che può o meno dare indicazioni su eventuali passaggi in legno, sul vitigno, grazie ai riflessi che può assumere, alla lucentezza. L’olfatto poi ci fornisce ulteriori elementi, l’immediatezza ha un certo peso nell’indirizzarci verso certe zone/vitigni. Quanto ipotizzato con le prime due analisi può poi essere confermato o smentito dall’analisi gusto olfattiva, impattata anche dalla temperatura di servizio e dall’evoluzione nel bicchiere che consente di cogliere in momenti differenti ulteriori spunti per individuarne le caratteristiche.

Ed ecco i vini che nel corso della serata abbiamo degustato e su cui ci siamo confrontati.

Trentodoc Brut - Letrari 

Prodotto con uve chardonnay 60%, pinot nero 40%.  Questo Metodo Classico nasce su suoli calcareo-dolomitici del Trentino, dove l’altitudine e le marcate escursioni termiche favoriscono finezza ed eleganza. Nel calice si presenta giallo paglierino brillante, con una bolla molto fine e persistente. All’olfatto si presenta fragrante, note di lievito, agrumi maturi, mela golden e sfumature minerali. Al palato è gradevole e fresco, con una scia sapida che esalta la complessità aromatica, in chiusura un finale lungo ed elegante con sentori di mandorla e scorza d’agrume.

Un metodo classico di grande tradizione, con struttura e maturità aromatica ben integrate da una freschezza equilibrata.

Champagne Grand Cru “Mes Racines” - Alfred Tritant 

Prodotto con uve pinot noir 70% e chardonnay 30%.  Questo Champagne Grand Cru nasce a Bouzy, terroir vocato per il pinot noir. Qui il pinot nero, si esprime con grande profondità e mineralità grazie ai suoli gessosi. Alla vista questo Champagne si presenta di un oro chiaro luminoso, con un perlage fine e persistente. All naso è elegante e complesso con sentori di frutta secca, agrumi canditi, arricchiti da una sottile nota minerale di gesso e pietra focaia. Il sorso conferma quanto anticipato dall’analisi olfattiva, pieno e piacevole, con una struttura ben bilanciata da un’acidità vibrante, lungo e persistente, con richiami agrumati e un’elegante chiusura sapida. 

Franciacorta dosaggio zero Millesimato 2019 - Faccoli  

Prodotto con uve 60% chardonnay, 20% pinot bianco, 20% pinot nero, coltivate sulle colline moreniche della Franciacorta. Il calice si presenta di un giallo paglierino luminoso con riflessi dorati, percorso da un perlage finissimo. 

Al naso sentori di scorza di limone, mela verde e fiori bianchi, sfumature di lievito e panificazione. In bocca è deciso e vibrante, con un’acidità tagliente che dona slancio e una sapidità minerale che si allunga su un finale teso e asciutto, di grande persistenza, l’assenza di dosaggio lascia emergere con nettezza la matrice varietale e territoriale.

Un confronto stimolante quello tra i vini di questa prima batteria, con il Trentodoc a mostrare una beva più immediata, lo Champagne caratterizzato da una spinta più aromatica e infine il Franciacorta che ha proposto un’interpretazione rigorosa e affilata del terroir.

Bianchi fermi: tra immediatezza e complessità

Il passaggio ai vini fermi ha visto protagonisti due bianchi molto distanti per stile e impostazione.

Ischia Biancolella 2023 – Casa D’Ambra

Questa biancolella in purezza nasce dagli spettacolari vigneti terrazzati di Ischia, dove il suolo vulcanico e l’influenza marina donano al vino una spiccata sapidità. 

All’analisi visiva si presenta con un giallo paglierino luminoso e riflessi verdolini. All’olfatto spicca una buona intensità e finezza, con sentori di ginestra, agrumi freschi e un delicato tocco salmastro, si distinguono anche note speziate, la componente floreale resta comunque prevalente. Al palato si distingue per la sua freschezza e per la mineralità, che rende il sorso scorrevole ed elegante, il finale è persistente, dominato da ritorni agrumati e iodati.

Questo vino si gioca tutto sulla freschezza e sulla piacevolezza, con note agrumate e saline tipiche dell’Isola Verde.

Ribolla Gialla 2012 “Natural Art” – Miklus

Questa ribolla gialla in purezza incarna un’espressione autentica di macerazione sulle bucce. I suoli marnoso-arenacei del Collio in cui viene coltivata, conferiscono al vino complessità e struttura. Alla vista il colore è dorato carico con riflessi ambrati, a testimonianza di un processo ossidativo naturale, brillante. Il naso prevalgono subito profumi maturi, profondo e ampio, note di albicocca disidratata, miele di castagno, noce matura, agrumi canditi e una componente speziata. In bocca  è subito evidente una sapidità vibrante che può connotare la tipologia. Il finale è persistente, la chiusura richiama note balsamiche e speziate. Un bianco macerato di grande spessore, che ci ha intrigato nella degustazione alla cieca e ci ha spinti ad una lettura più attenta della struttura e dei sentori.

Questa seconda batteria ci ha mostrato due espressioni differenti di bianco, tra immediatezza e profondità: da un lato un bianco agile e luminoso, dall’altro un orange wine che ci ha condotti ad una analisi più complessa.

I rossi: tre declinazioni di struttura e potenza 

La chiusura è stata affidata a quattro vini di grande carattere, con profili molto distinti tra loro.

Crozes-Hermitage 2015 “Les Meysonniers”– M. Chapoutier

Prodotto da uve syrah coltivate sulle terre argilloso-calcaree della Valle del Rodano settentrionale, questo Crozes-Hermitage esprime tutta la tipicità del vitigno. Il colore è un arancio granato che mostra subito piena consistenza e maturità. Al naso si distingue una componente terrosa, intenso e complesso, con una prevalenza di frutti neri maturi, mora e prugna, accompagnati da spezie dolci, a prevalere sono i sentori di corteccia, foglie secche e fungo. In bocca ha una buona bevibilità nonostante l’evidente evoluzione, è avvolgente e strutturato, con tannini morbodi e un’acidità che dona equilibrio. Il finale è lungo e speziato. 

Colli Orientali del Friuli Pignolo DOC 2007 - La Viarte

Prodotto da uve pignolo in purezza, questo vitigno di grande carattere e longevità si esprime al meglio nei suoli marnoso-arenacei dei Colli Orientali del Friuli. Alla vista scuro ed impenetrabile, rosso granato profondo, con sfumature aranciate che ci fanno subito supporre un maggiore affinamento rispetto al precedente. Il naso è austero, con sentori di noce, radice, liquirizia, frutta sotto spirito, tabacco, spezie scure. Il sorso è importante, con tannini fitti e avvolgenti che donano struttura e profondità. La freschezza è ancora ben viva e sostiene una persistenza molto lunga, con ritorni balsamici e speziati che ne amplificano l’eleganza.

Amarone della Valpolicella Classico DOC 2018 Santico – Santi

Prodotto da uve corvina 80% e rondinella 20%, questo vino è il risultato dell’appassimento delle uve autoctone della Valpolicella Classica. Alla vista appare subito ricco di colore, rosso rubino profondo con riflessi granato. Il naso è intenso e avvolgente, con un bouquet di ciliegia sotto spirito, scorza d’arancia, cacao e spezie dolci, accompagnato da eleganti note eteree. Al palato si distinguono morbidezza e calore, con un corpo potente e tannini levigati. La chiusura è lunghissima, con richiami di cioccolato fondente, tabacco e liquirizia dolce, a conferma della grande finezza ed equilibrio di questo vino.

Anche questi tre vini ci hanno portato a confrontarci su numerosi ipotesi ed opzioni. Tre grandi espressioni di terroir, il Crozes-Hermitage 2015, evoluto ma equilibrato, il Pignolo 2007, austero e persistente, e l’Amarone 2018, potente e avvolgente. Tre caratteri distinti, accomunati da finezza e profondità.