Vino in lattina, l’esordio di Perla del Garda

Vino in lattina, l’esordio di Perla del Garda

Attualità
di Alessandro Franceschini
16 luglio 2024

L’azienda di Lonato del Garda propone, per la prima volta nella provincia di Brescia, un vino in lattina. Turbiana in purezza, fermo. «È anche un omaggio alla scelta del Comune di inserire il pirlo, storico aperitivo locale, nell’elenco delle De.Co».

Nonostante in Italia regni ancora un sostanziale scetticismo – in altri mercati, invece, in particolare quello statunitense, i numeri cominciano a essere più che interessanti – non mancano lungo lo Stivale produttori che hanno deciso di investire in un particolare segmento di mercato come quello dei vini in lattina. A farlo, da poco in Lombardia, e per la prima volta nella provincia di Brescia, è l’azienda Perla del Garda (45 ettari vitati, circa 300mila bottiglie ogni anno), guidata dall’imprenditrice Giovanna Prandini, fino a poco tempo fa al timone anche di Ascovilo. 

Si chiama “Perledellago” il nome scelto per questo primo esperimento, con un lotto di circa 16mila lattine: al suo interno turbiana in purezza, proveniente dai vigneti di proprietà di Lonato del Garda, da vendemmia manuale e fermentato in acciaio. «Il progetto, in realtà, nasce qualche tempo fa, stavo lavorando già da qualche anno, infatti, sull’ipotesi di utilizzare anche contenitori diversi del vetro» spiega a ViniPlus.it Giovanna Prandini. «Soprattutto dopo il periodo del covid, poiché noi piccoli produttori abbiamo avuto una serie di criticità sull’approvvigionamento del vetro». 

Diversi gli obiettivi di questa operazione, a partire dal desiderio di intercettare le preferenze di un pubblico differente da quello dei grandi appassionati, al quale si rivolge abitualmente con il resto della produzione. «Si tratta di consumatori più giovani, che vivono il consumo del vino in modo più occasionale e informale, in spiaggia così come ad un picnic, in questo caso il confezionamento in lattina può avere una serie di vantaggi».

Bassa gradazione alcolica, 11%, packaging sicuramente pop, studiato e disegnato dalla nipote di Giovanna Prandini, Alessia, e una lattina della capacità di 0,25 cl, che volutamente vuole ricollegarsi al quartino consumato una volta nelle osterie, nel tentativo di coniugare tradizione e contemporaneità. «Dopo aver fatto esperimenti anche con la versione frizzante, abbiamo optato per quella ferma anche in omaggio alla scelta del Comune di Brescia di inserire il Pirlo, storico aperitivo locale, nell’elenco delle De.Co». Tra gli obiettivi di Perla del Garda, infatti, c’è anche quello di guardare al mondo della mixology, a partire da questo aperitivo bresciano che unisce ad un vino bianco fermo, possibilmente del territorio, Campari e acqua gassata, oltre alla classica fettina di arancia. 

Il vino non esce, naturalmente, sotto il cappello della DOC, anche se la speranza è che, in futuro, sia possibile. «Al momento non può essere né Garda DOC né tanto meno Lugana DOC, poiché normativa e disciplinari non prevedono ancora la lattina come contenitore. Però il Garda DOC ha fatto la scelta, nella futura nuova versione del disciplinare, di prevedere questo contenitore, ma siamo ancora in attesa dei tempi tecnici».   

C’è, infine, l’aspetto legato alla sostenibilità. «Noi siamo certificati Equalitas da gennaio del 2024 e anche nell'ambito di questo percorso ho voluto uscire dal seminato. La lattina è 100% riciclabile, viene prodotta con molta meno energia rispetto al vetro, è molto più leggera come costo, sia per il produttore sia per il consumatore». 

Ma non c’è il rischio di destabilizzare il consumatore che ha sempre legato il nome Perla del Garda a un prodotto differente, per target di riferimento, sebbene anche queste lattine vengano distribuite solo nel canale Horeca? «Noi siamo un'azienda che ha quasi 20 anni e siamo nati con una bottiglia dalla forma speciale, disegnata da me, che all’inizio aveva destato qualche perplessità. Questa componente di contemporaneità c’è, sebbene io sia molto fedele alla tradizione: faccio nove Lugana diversi, faccio tutte le etichette di territorio, dal Valtènesi al Garda. Però questo non significa che non dobbiamo vivere il nostro tempo: io penso che i clienti che sono abituati a bere i nostri vini, sanno che nel nostro vino c'è tutta la nostra filiera e c'è anche un'attenzione all’innovazione e alla sostenibilità».