Think pink

Think pink

Bloc-notes
di Céline Dissard Laroche
02 agosto 2024

Attraverso un’appassionata argomentazione che guarda alla storia quanto al futuro, Giulia e Luigi Cataldi Madonna rivendicano l’emancipazione del vino rosa “non rosato, né tantomeno rosé … perché questo è il nome del suo colore”

Tratto da ViniPlus di Lombardia - N° 26 Maggio 2024

Cambiare prospettiva, allestire scenari diversi e imbastire nuovi racconti: la missione di Giulia e Luigi Cataldi Madonna con Il vino è rosa sembra essere quella di offrirci un originale punto di vista, una trasmutazione della consolidata struttura della storia culturale e sociale del vino. Luigi, filosofo, e Giulia, enologa, sono padre e figlia, entrambi impegnati nell’azienda di famiglia Cataldi Madonna che inizia la attività nel 1920 con il barone Luigi Cataldi Madonna, quattro generazioni fa. Nel 1990 subentra il nipote Luigi che prosegue il progetto familiare nell’abruzzese zona viticola di Ofena, dove oggi insieme alla figlia Giulia si producono vini esclusivamente con vitigni autoctoni e tradizionali quali montepulciano, pecorino e trebbiano. Gli autori, attraverso una mole notevole di dati storici, artistici, scientifici ed enologici ci guidano in un progressivo e convincente percorso di emancipazione del “vino rosa”, superando i condizionamenti che lo hanno relegato a una posizione minore per restituirgli una collocazione primaria, da capostipite della produzione vinicola. La storia e il senso comune vengono ribaltati per ridare al “rosa” un ruolo importante, che Luigi e Giulia raccontano e rivendicano a partire dal nome che − ad evitare distorsioni e dissimulazioni − “non è rosato, né tantomeno rosé ma semplicemente rosa perché questo è il nome del suo colore”. Il “rosa” non è figlio di un Dio minore, anzi per secoli ha dominato per qualità e quantità, per storia e cultura nella produzione vinicola. Nel Medioevo il vino è rosa. Nel Rinascimento, nel Settecento il vino è rosa. “Per sette secoli e per tutti gli autori di cenacoli il colore del vino con cui Gesù inizia gli apostoli al mistero eucaristico è il rosa”, spiegano gli autori. Il vino rosso, cui oggi assegniamo superiorità e nobiltà, altro non è che un derivato ottocentesco del rosa. A cadere sotto l’appassionata argomentazione dei Cataldi Madonna sono i luoghi comuni e i conformismi ai quali ci siamo comodamente abituati. Il rosa non è un mix imbastardito di rosso e bianco ma, invece, è intimamente ibrido, ha una natura straordinariamente “bipolare”: può essere prodotto come se fosse un bianco, ma da uve rosse; oppure come se fosse un rosso, ma senza completare la fermentazione con le bucce… In conclusione, i Cataldi Madonna portano le loro speranze e la nostra attenzione verso il futuro: “il vino rosa grazie al suo canone libertario promette dinamismo e innovazione. La sua natura bipolare e la sua versatilità procedurale sono più adatte a rompere gli schemi (…) bere rosa potrebbe essere il segno di una nuova mentalità in formazione (…) noi crediamo che oggi il vino rosa abbia la possibilità di rivoluzionare ancora una volta il mondo del vino…” Una rivoluzione, o almeno un cambiamento, che il vino rosa può innescare proprio perché ha un volto doppio; come il dio Giano, per gli antichi protettore dell’uva e della semina, il rosa è bifronte, conosce il passato e guarda al futuro. ◆