Cento anni di Frecciarossa: il passo aggraziato dell’Oltrepò Pavese

Cento anni di Frecciarossa: il passo aggraziato dell’Oltrepò Pavese

Degustando
di Sofia Landoni
06 febbraio 2020

Frecciarossa celebra i suoi 100 anni con un vino che nasconde le potenzialità dei grandi. L’Oltrepò Pavese Riserva “Anamari” 2017 sigilla una storia lunga un secolo, che ha saputo esplicitare la leggiadra eleganza oltrepadana. Dal 1990 al 2017, gli uvaggi del territorio si raccontano in una doppia degustazione che pare un viaggio nel tempo

Persino Alfred Hitchcock li apprezzò, tanto da sentire il bisogno di far sapere a Mario Odero quanto buoni fossero i suoi vini. Tutto questo accadeva nella terza decade del 1900, quando Mario muoveva i suoi primi passi nell’avventura viticola che avrebbe portato la sua azienda – Frecciarossa – a festeggiare il centenario fra le mura ottocentesche della tenuta che egli acquistò nel lontano 1919.

Mario Odero commercializzava carbone, facendo da ponte fra l’Inghilterra e Genova. Fu proprio la vicinanza a questa seconda terra, che gli permise di innamorarsi dell’Oltrepò Pavese, fino al punto di decidere – al termine della Prima Guerra Mondiale – di restarci. Mario poneva le basi di qualcosa che, fin dagli esordi, aveva tutta l’aria di essere rivoluzionaria, moderna e lungimirante. L’intelligenza dell’imprenditore capì immediatamente che il vino doveva essere commercializzato in bottiglia e che i confini di tale rete di vendita dovevano espandersi senza sosta e senza barriere. Fu così che l’Oltrepò Pavese di Frecciarossa giunse molto presto in America, facendo conoscere all’altra parte del mondo la campagna di Casteggio e le bellezze enologiche di un territorio vasto e complesso come lo è quello dell’Oltrepò Pavese.

Mario cedette il testimone al figlio Giorgio, che a sua volta consegnò il segreto del proprio vigneto alla figlia Margherita, tutt’oggi presente in azienda insieme alla figlia Valeria. Margherita fu una delle prime donne agronome del secolo scorso, altro segno del progresso imprenditoriale e soprattutto umano della famiglia Odero. 

Il sorriso solare della signora Margherita illumina ancora oggi le sale di Villa Odero, esternando senza l’ausilio della parola tutta la soddisfazione e la gioia per ciò che Frecciarossa è stato, che è e che sarà. Una storia, quella di Frecciarossa, scritta con una calligrafia curatissima, minuziosa, attenta, che ha voluto farsi carico di un territorio viticolo fra i più controversi del nostro Paese. Frecciarossa ha saputo davvero cogliere i tratti più belli e strabilianti dell’Oltrepò Pavese, traducendolo in vini di eleganza. Il Pinot Nero di Frecciarossa – in tutte le sue declinazioni – ha conquistato la critica enogastronomica di ogni tempo, così come i palati di chi, fra i calici oltrepadani, ci passava solo per caso.

L’eleganza e il savoir-faire dei vini Frecciarossa rimane il filo conduttore di tutte le loro etichette: dal Metodo Classico al Riesling, dal Pinot Nero all’Oltrepò Pavese Rosso Riserva. E proprio di questo, oggi, vogliamo raccontare l’eccezionalità. Si potrebbe pensare a questa tipologia di vino come un “base”, un vino da tutto pasto beverino, leggero e scorrevole. Uno di quei vini che, in fondo, hanno una vita breve ma soddisfacente. E invece, no. 

Frecciarossa imbottiglia un Oltrepò Pavese Rosso Riserva di pura territorialità da moltissimi anni. Protagoniste sono le uve rosse autoctone, la Croatina, la Barbera, l’Uva Rara; e il risultato era, già allora, un vino elegante e fine ma dalla tempra solida, presupposto per una vita lunga, ben più lunga di quanto si potrebbe erroneamente ipotizzare. È un Oltrepò Pavese Rosso Riserva “Villa Odero” del 1990 a darci conferma di questo. Un vino vivissimo, energico, con una freschezza che possiede ancora l’incisività di una lama. La sua complessità è come le biblioteche di Villa Odero: un panorama di antichità in cui perdersi a viaggiare, trasportati nei ricordi e nel fascino del vissuto. Un impatto di miele, frutta rossa disidratata e sotto spirito introduce la stoffa di un naso che si colora nelle erbe amare e nelle essenze di montagna, nelle note di cuoio e pellame, nello sfondo balsamico e in una traccia di salamoia. La bocca è vibrante e ancora tesa. Affiora chiaramente la firma di Frecciarossa: il garbo, l’eleganza, la leggiadria. 

Un Oltrepò Pavese Rosso Riserva, quindi, è stato scelto fra tutti i vini della cantina di Frecciarossa per rappresentarne lo stile. E non è un caso. Si vuole puntare sulla territorialità, in casa Odero, su quell’identità scovata dalle radici dell’acida Barbera, della complessa e solida Croatina, dell’elegantissima Uva Rara. Queste, sono le uve pavesi. E queste sono le uve che compongono il nuovo vino che va ad arricchire la famiglia Frecciarossa, in occasione di questi fantastici 100 anni. Si chiama “Anamari” – nome del popolo celtico che, fra i primi, popolò le colline pavesi - ed è un Oltrepò Pavese Riserva vendemmia 2017. Si origina a partire da un unico vigneto, composto per l’appunto da Barbera, Croatina, Uva Rara e una piccola parte di Vespolina. Il naso si dipinge nelle varie tinte della frutta rossa fresca e croccante, con ricordi di ciliegia, lampone, ribes e una nota di violetta caramellata, su uno sfondo boschivo dalla timbrica scura e finemente terrosa. Freschissimo, al gusto, forse un po’ troppo per essere bevuto ora. L’acidità spiccata racconta la sua vita lunga e al contempo snellisce tutti i suoi contorni, creando un profilo, ancora una volta, di grande eleganza e leggerezza. Il tannino è omogeneo, ben integrato e distribuito uniformemente nel sorso. 

Tra il “Villa Odero” Riserva e l’ “Anamari” Riserva intercorrono 27 anni. Forse è un paragone, forse è un riassunto, forse è la metafora di un pezzo di storia che vede il suo svolgimento umano intrecciarsi a quello vitivinicolo, fino a mescolarsi ad esso e confondersi, o per meglio dire, identificarsi. La vita di Frecciarossa inizia cento anni fa, ma rimane straordinariamente viva in un Oltrepò che necessita ogni giorno di un sorriso come quello di Margherita Odero.

La degustazione si è tenuta presso l'azienda Frecciarossa, Villa Odero, lunedì 3 febbraio, ed è stata condotta da Armando Castagno, giornalista, degustatore, docente di AIS Lombardia e collaboratore della rivista Viniplus di Lombardia