Mazzolino, ecco il primo Blanc de Noirs

Mazzolino, ecco il primo Blanc de Noirs

Degustando
di Alessandro Franceschini
19 luglio 2024

Le nuove bollicine del millesimo 2020 saranno in commercio in autunno, circa 3500 bottiglie di pinot nero sotto il cappello della DOCG oltrepadana

Dopo Il Blanc de Blancs e il Cruasé, quest’anno esordirà un nuovo Metodo Classico nella storica cantina di Corvino San Quirico. La prossima novità che Mazzolino commercializzerà, infatti, a partire da novembre avrà come protagonista ovviamente il pinot nero, portabandiera indiscusso dell’azienda guidata da Francesca Seralvo, terza generazione e da qualche mese diventata anche presidentessa del Consorzio Tutela Oltrepò Pavese.

«La spinta nella direzione del Metodo Classico a Mazzolino è avvenuta con il mio arrivo, e capimmo subito che avevamo bisogno di un esperto che ci guidasse» ci spiega Francesca Seralvo. «Nel 2017 inizia così la collaborazione con Dominique Leboeuf, storico enologo di Reims». Una collaborazione, quella con il direttore della Station Oenotechnique de Champagne, che dura tuttora e che ha cambiato il modo di concepire il Metodo Classico in questa piccola realtà oltrepadana, che ogni anno produce circa 100mila bottiglie. 

Tra gli insegnamenti di Leboeuf una gestione differente delle chiarifiche durante il processo produttivo del Metodo Classico, in nome del ruolo fondamentale che svolgono le proteine nel mosto, che quindi non vengono eseguite prima della seconda fermentazione. Ma non solo, anche l’uso dello zucchero nel dosaggio, che avviene dopo innumerevoli prove e degustazioni, non è gestito ossessivamente inseguendo il pas dosé a tutti costi, oggi tipologia forse diventata un must. «Mettiamo lo zucchero che ci vuole» ci dice Stefano Malchiodi, attuale enologo e direttore di Mazzolino.

Francesca Seralvo e Stefano MalchiodiSaranno circa 3500 le bottiglie di Blanc de Noirs e usciranno sotto il cappello della locale DOCG. Si aggiungeranno, dal prossimo autunno, alle circa 10mila che Mazzolino già dedica al Metodo Classico.

Millesimo 2020, 100% pinot nero, prendendo solo il cosiddetto “coeur” della pressatura, 36 mesi di riposo sui lieviti, il 10% in legno, 3,5 gr di dosaggio, sboccatura a febbraio di quest’anno. Questa la prima carta d’identità di un vino che sebbene sia ancora in fase di assestamento, soprattutto al naso, e la cui evoluzione dopo l’estate si rivelerà fondamentale, già in questo momento mostra tutto il carattere che non solo il pinot nero sa naturalmente regalare, ma anche il timbro di un territorio, qui particolarmente ricco di calcare e gesso. Delicate note di ribes e una mineralità quasi aggressiva e irruenta al naso, lasciano spazio al palato non solo a ricchezza, stratificazione e freschezza, ma una sapidità voluminosa, preponderante, che dona un allungo al sorso davvero entusiasmante.

A poco meno di un mese dalla vendemmia, che in linea di massima qui partirà a metà agosto proprio con le basi spumante, è tempo anche di un primissmo bilancio dei lavori sin qui eseguiti nei vigneti, giunti a 22 ettari e suddivisi in 36 parcelle, le cui uve vengono sempre vinificate separatamente. «Le piogge dello scorso mese hanno provocato una perdita di circa il 20% quest’anno a causa della peronospora» commenta ancora Stefano Malchiodi. A parità di periodo, se l’anno scorso in questo momento i trattamenti erano stati 5, quest’anno siamo già arrivati a 19. Ora che è arrivato il caldo, invece, l’attenzione è tutta sulla cimatura dei vigneti, che va lasciata alta per consentire il giusto ombreggiamento ai grappoli.