Armagnac, profondo spirito di artigianalità

Enozioni a Milano 2025
di Maria Ruocco
02 aprile 2025
Il sussurro del tempo è l’eredità esclusiva dell’Armagnac. In occasione della prima giornata di Enozioni 2025, Luisito Perazzo ci ha guidati in una degustazione unica, alla scoperta di un distillato raro, di cui ogni bottiglia è testimonianza di un’arte senza tempo.
Le premesse per non mancare alla masterclass c’erano tutte: un territorio di origine, quello guascone, nel sud della Francia, terra di gente fiera, orgogliosamente lontana da contaminazioni internazionali, profondamente legata alle proprie tradizioni; una storia che affonda le sue radici nel Medioevo, che rievoca vicende di impavidi cavalieri (D’Artagnan era originario proprio della Guascogna) e, naturalmente, i protagonisti in degustazione presentati da un relatore esperto e appassionato, sei diverse espressioni dell’anima autentica dell’Armagnac, per un percorso lungo oltre quarant’anni.
Un po’ di storia
L’Armagnac è considerato il più antico distillato francese, più ancora del nobile Cognac; tuttavia, ancora oggi, resta decisamente meno conosciuto al di fuori della Francia. Le prime tracce scritte di questo pregiato distillato di vino risalgono infatti al 1310, quando un tale Maestro Vital du Four, abate del monastero di Eauze e medico, descrisse circa quaranta elementi benefici di un’“acqua ardente”, ottenuta dalla distillazione del vino, nel suo libro Per mantenersi in salute e mantenersi in buona forma conservato presso la Biblioteca apostolica vaticana.
La diffusione dell’Armagnac precede quella del Cognac di almeno un secolo e grazie alla vicinanza con le principali vie di comunicazione fluviale, il Sud della Francia divenne un importante porto commerciale. Tuttavia, l’espansione di questo distillato fu dovuta al fiorente commercio con l’Olanda: il distillato inizia a essere trasportato in botti di legno che ne consentono anche un progressivo miglioramento del gusto e del profilo aromatico.
L’avvento della fillossera, alla fine dell’800, distrugge quasi la totalità dei 100.000 ettari di vigneto destinati alla produzione dell’Armagnac. Di questi ne verranno impiantati solo un quarto, rendendo l’acquavite dell’Armagnac un prodotto raro. Da allora l’estensione del territorio vitato è rimasta pressoché invariata.
Negli ultimi anni la domanda di distillati artigianali di alta qualità sta facendo aumentare la diffusione di questo brandy francese la cui produzione è fortemente frammentata, con oltre 800 viticoltori, 200 distillatori e circa 40 Maison che commercializzano il prodotto, a differenza dei grandi nomi che contraddistinguono il Cognac. Gli ultimi dati resi disponibili dal Bureau National Interprofessionnel de l'Armagnac (BNIA), parlano di una produzione di circa 3 milioni di bottiglie. La Francia rimane il principale mercato mentre poco più del 50% viene esportato.
Caratteristiche della denominazione
La denominazione Armagnac si suddivide in tre aree: Bas-Armagnac, l’Armagnac-Ténarèze e Haut-Armagnac, per un totale di circa 15.000 ettari vitati di cui solo 5.300 ettari sono piantati esclusivamente per la produzione di Armagnac.
Questa regione ha visto nel corso di milioni di anni la sedimentazione di sabbie, argille e calcare, dando origine a una varietà di suoli che influenzano profondamente la qualità e il carattere del distillato. Il clima della regione è mite e temperato, influenzato dall'Oceano Atlantico a ovest che attira spesso venti freschi e piogge e dal Mar Mediterraneo da cui si librano masse di aria calda che attraversano la Guascogna.
Il Bas-Armagnac è la regione più occidentale con il terroir più esteso (67% della superficie vitata destinata al distillato) che riceve più pioggia rispetto al resto della regione, specialmente in inverno, anche a causa della sua vicinanza all'oceano. La primavera è lunga e umida, l'estate calda e umida, l'autunno lungo e soleggiato. Queste condizioni, insieme alle caratteristiche del suolo, favoriscono una produzione di grande finezza, caratterizzata da profumi intensi di frutta fresca e note floreali.
L’Armagnac-Ténarèze è la regione più centrale, situata tra Bas-Armagnac e Haut-Armagnac. Con le sue colline e strati argilloso-calcarei (boulbènes e terreforts), dona maggiore struttura e complessità. La particolarità di questa regione è che le acquaviti sono di grande potenza, in grado di invecchiare molto a lungo, sviluppando negli anni sapori particolarmente complessi.
L’Haut-Armagnac è la regione più meridionale dell’Armagnac, con terreni ricchi di calcare. Questa è anche la più piccola denominazione dell'Armagnac in termini di ettari vitati, nonché la più difficile da coltivare. Sono poche le viti coltivate, infatti, perché gli appezzamenti vengono utilizzati per altre colture come grano, soia o mais irriguo. Le colline di questa area sono calcaree e argilloso-calcaree e danno origine a produzioni dagli aromi freschi e fruttati che si bevono preferibilmente giovani.
La Produzione
Nel corso dei secoli, la produzione di Armagnac è rimasta legata alla tradizione artigianale evolvendosi senza mai perdere il forte legame con il territorio. A differenza di altri distillati, la produzione di Armagnac è caratterizzata da un’attenzione quasi maniacale alla qualità della materia prima, alla competenza ed esperienza dell’artigiano distillatore, ai metodi di distillazione che avvengono ancora secondo processi tramandati di generazione in generazione, nonché all’alambicco Armagnacais.
Le uve utilizzate per la produzione sono principalmente l’ugni blanc, che fornisce all’Armagnac un profilo fresco e acidulo, predominante nella produzione; il baco, che apporta eleganza e resistenza, molto usato fino alla metà degli anni ’70; la folle blanche, più rara, che regala finezza ed eleganza; e infine il colombard che dona note speziate e vivaci, il più delicato e sensibile alla muffa grigia. A questi vitigni preponderanti se ne affiancano altri sei minori: la clairette de Gascogne, il jurançon blanc, il meslier St. François, il mauzac blanc e rosè e il plant de graisse.
Il processo di produzione dell’Armagnac è un processo secolare che prevede le fasi della vendemmia, che avviene tra settembre e ottobre, la fase di fermentazione, durante la quale il succo d'uva viene vinificato per ottenere un vino bianco leggero senza l'aggiunta di solfiti e, in seguito seguita dall’assemblaggio. Per procedere con la successiva fase della distillazione il vino deve avere raggiunto una certa acidità e una bassa gradazione alcolica, non superiore a 9-10% vol.
La distillazione è la fase più interessante del processo di produzione dell’Armagnac anche per le differenze dal processo di produzione del Cognac. A differenza del Cognac, che viene distillato due volte in alambicco Charentais, l’Armagnac, viene ottenuto tramite distillazione continua con l’alambicco Armagnacais. Questa apparecchiatura in rame, sviluppata nel XIX secolo, opera con un sistema a colonna corta, in cui il distillato scende lentamente lungo una serie di piatti perforati, incontrando i vapori alcolici che risalgono. La temperatura di distillazione, relativamente bassa, consente di preservare una maggiore complessità aromatica rispetto alla doppia distillazione del Cognac, che avviene a temperature più elevate e produce un distillato più raffinato, ma meno intenso. Il risultato è un’acquavite più ricca di componenti strutturali e aromatici, con note fruttate, speziate e floreali e una gradazione più alta rispetto al Cognac.
Girando ancor’oggi per la regione è possibile incontrare alcuni produttori che si avvalgono di distillateurs ambulants, professionisti che trasportano distillatori armagnacais collocati su carretti e seguono, con passione e competenza, il processo di distillazione direttamente presso i clienti.
Il prodotto ottenuto dalla distillazione, dopo una fase di stabilizzazione, viene posto a maturare in botti di rovere di Limousin o di quercia bianca di Guascogna, a riprova del profondo legame di questa produzione col suo territorio e la sua tradizione nella tonnellerie, diffusa soprattutto nell’800. L’invecchiamento è una fase molto importante, che dà un’impronta fondamentale al prodotto. Nel corso di questa fase l’Armagnac perde il suo colore cristallino per assumere il suo caratteristico colore caramello ambrato e sviluppare progressivamente complessità e profondità anche grazie all’ossidazione favorita dal legno.
Nel corso delle varie fasi di produzione possono essere utilizzati, sulla base delle valutazioni dell’enologo, quattro categorie di additivi consentiti dal disciplinare: lo zucchero, che aggiunge dolcezza; l’acqua, per ridurre il grado alcolico finale; il caramello, che regola la distintiva colorazione; e il boisè (ottenuto per lo più dall’ebollizione di trucioli di legno in acqua per diverse ore) che conferisce sentori di legno e tannini, spesso utilizzata come stratagemma per conferire una generale “impressione” di invecchiamento.
Classificazione
L'Armagnac si distingue per una rigorosa classificazione basata sull'invecchiamento, specificata sulle etichette delle bottiglie dove è obbligatorio indicare l'età minima del distillato, mentre l'età massima non è prescritta.
Le cuvée possono essere assemblaggi di diverse annate mentre i millésimes, ovvero distillati di un’unica vendemmia. Tra le categorie si distinguono: il VS (Very Special) o 3 stelle (***) è l’Armagnac più giovane ed è invecchiato tra 1 e 3 anni; il VSOP (Very Superior Old Pale), ottenuto da una miscela di acquaviti in cui quella più giovane è stata invecchiata per almeno 4 anni in rovere; per il Napoleon o XO (Extra Old) l'età minima legale è di 10 anni, tuttavia, l'età media è ben superiore ai 10 anni; il Millesime indica che il prodotto di un singolo raccolto specifico.
La degustazione
Se si volesse sintetizzare in uno slogan questa degustazione, questo potrebbe essere: «Armagnac: il valore del tempo e della pazienza». In forte contrapposizione al mondo frenetico in cui siamo costantemente immersi, questa masterclass ci ha consentito di conoscere meglio un prodotto la cui vera essenza si basa sull’attesa, sul paziente uso del tempo e delle tradizioni che non si sono lasciati scalfire dalla modernità.
Ed ecco le sei annate di Armagnac De Castelfort pronte a svelare i loro segreti. Questa distilleria si avvale di sessanta piccoli conferitori da circa 900 ettari di territorio vitato. Le uve utilizzate sono per lo più l’ugni blanc e la folle blanche.
Luisito ha condotto la degustazione partendo da un'analisi sensoriale approfondita, dal colore, all’esame olfattivo per valutare intensità, finezza e complessità di ciascun calice. L'esame gustativo ha privilegiato l’armonia e la piacevolezza, mentre l'esame gusto-olfattivo ha permesso alla sala di apprezzare finezza, complessità e persistenza.
Armagnac De Castelfort 1997
È l’annata più giovane della degustazione, imbottigliato nel 2022. Alla vista si presenta di colore ambrato, quasi ruggine, luminoso. Il naso è di buona intensità, con una qualità dell’alcol poco invadente, note caramellate, dolci, di frutta matura, confettura di mele, agrume candito. Per potersi esprimere al meglio questo distillato non deve avere traiettorie che vanno verso l’amaro e in questo caso, all’esame olfattivo, l’alcol e la texture in generale, non risultano invadenti. Al gusto qualcosa cambia, note di crema pasticcera, scorza di agrume, non di grande potenza ma con una buona avvolgenza, persistenza media con una punta alcolica finale che lascia pensare alla necessità di qualche altro anno di affinamento.
Armagnac De Castelfort 1991
Imbottigliato nell’agosto del 2021. Alla vista si presenta ambrato con note aranciate. Al naso è fresco, dolce, con sentori di brioche e caramello; floreale, mughetto, mandorla. Per Luisito ha un impatto al naso «compìto ed educato»: sulla carta potrebbe essere quasi un Cognac! In questa bottiglia si ritrova una percentuale di baco che lo rende più aromatico, con un finale di naso dolce ed elegante. All’assaggio si presenta subito di struttura media. In prima battuta si può dire che sia “tutto al posto giusto”, con una nota sapida, un tratto minerale e una alcolicità che torna senza invadenza, con una sottile persistenza, non spavalda. Questo calice è stato particolarmente apprezzato dalla sala per la sua eleganza.
Armagnac De Castelfort 1984
Imbottigliato nel settembre 2023. Colore ambrato con riflessi rossicci, luminoso. Al naso il primo impatto è di brioche al cioccolato, con una intensità medio-alta, con una dolcezza che vira sul frutto maturo, susina, mela matura, ma anche arachide, miele millefiori, vaniglia e caramello. In generale risulta più fresco dei precedenti e anch’esso elegante. Al gusto il sorso è completo, ricco, rotondo, l’alcol arriva senza invadenza. In generale un naso complesso, preciso ed equilibrato e una bocca con un finale fruttato e persistente.
Armagnac De Castelfort 1981
Imbottigliato nell’agosto del 2021. Colore ambrato aranciato. Al naso presenta tutti i tratti classici dell’Armagnac: rustico, intenso, molto floreale, note di mandorla amara, una certa nota terrosa, quasi piccante con percezioni vinose che virano poi verso una frutta macerata sotto spirito, chiodi di garofano e cardamomo. Alla bocca si presenta morbido, rotondo, simmetrico, burroso, con un alcol presente ma non invadente. Di minore lunghezza rispetto ai calici degustati in precedenza.
Armagnac De Castelfort 1976
Imbottigliato nell’agosto 2021. Colore ambrato scuro, ruggine, probabilmente anche dovuto all’uso dei legni delle botti. Al naso si presenta di intensità media ma tra quelli degustati è il più intenso, con una nota iniziale di smalto, ceralacca, solvente, fiore appassito, acacia e scorza d’agrumi, un po' legnoso, con note di mandorla amara e un alcol che sale accompagnando tutte queste sensazioni che denotano una maggiore complessità rispetto alle annate degustate in precedenza. Alla bocca si presenta di media struttura, subito morbido, con una certa astringenza finale. In generale chiude meno preciso e simmetrico rispetto ai precedenti calici con sentori di legno evidenti.
Armagnac De Castelfort 1974
Questa annata è tra quelle grandiose! Il colore è rossiccio, ricco, potente, con riflessi ambrati. Al naso si presenta intenso, dolce, balsamico, con vaniglia, caramello, noce moscata, susina. La traiettoria vira su nocciola, noce, fiori, e si ritrova della frutta priva di pungenza, con alcol leggermente montante. Alla bocca è pieno con un ingresso avvolgente cui segue un legno ben gestito, buona lunghezza, un finale con astringenza e una complessità da gestire.