Le due M del Poggiarello

Le due M del Poggiarello

L'aromatico italiano
di Massimo Zanichelli
07 febbraio 2025

Conosciuta prevalentemente per i suoi vini dolci, la Malvasia di Candia aromatica eccelle anche nelle versioni secche. Come dimostrano le due versioni curate da Paolo Perini.

Nell’ampia e multiforme famiglia delle malvasie italiane – se ne contano ben 19 (dodici bianche, sei rosse e una rosa), tutte o quasi provenienti da un’addomesticazione millenaria di un vitigno di origine greca (il nome dell’uva proviene da una cittadina del Peloponneso chiamata Monemvasia, conosciuta anche come Monembasia o Monenvaxia) importato nella Penisola dai mercanti veneziani, che conquistarono, dopo averlo ampiamente utilizzano per i loro commerci, il porto di Monemvasia nel XV secolo –, quella che dimora sulle colline piacentine (ha diffusione più limitata anche tra quelle di Parma e dell’Oltrepò Pavese) si chiama malvasia di Candia aromatica perché proviene dall’isola di Creta, un tempo chiamata Candia dagli stessi veneziani, e per distinguerla dalla più comune e meno aromatica malvasia di Candia.

Recenti indagini genetiche hanno però aperto ulteriormente il campo, mettendo in luce un incrocio tra la malvasia aromatica di Parma e un vitigno sconosciuto, e una parentela con il moscato bianco, da cui discenderebbero, soprattutto nel nord Italia, diverse varietà aromatiche, comprese alcune malvasie. Nel suo grappolo piramidale, allungato, spargolo, quasi alato, si concentrano una tale quantità di aromi e sentori che per lungo tempo quest’uva è stata utilizzata per la produzione di vini dolci (frizzanti e passiti), ma il suo eclettismo, pari solo alla sua eleganza, l’ha di recente messa al centro di versioni secche (frizzanti e ferme) non meno accattivanti.

Le due versioni prodotte dalla cantina Il Poggiarello, nata negli anni Ottanta su iniziativa dei cugini Ferrari e Perini e appartenente alla costellazione di Cantina 4 Valli, attiva dal 1882, dimostrano ampiamente la vocazione e la versatilità di questo vitigno. I due vini, fermi e secchi, vinificati da Paolo PeriniMalvagia e Mami, ambedue del 2023 – formano una specie di dittico. Nascono in località Statto, a Travo, nella val Trebbia, da terreni di medio impasto con venature calcaree e da vigneti a conduzione biologica esposti a sud-est. 

Il primo, Malvagia, fa una tradizionale vinificazione in bianco da una vendemmia tecnica (due giorni di crio-macerazione pellicolare, fermentazione con lieviti di campo selezionati, maturazione in acciaio). Ha colore paglierino limpido, sfoggia un florilegio di magnifici sentori varietali (salvia, sambuco, bosso, agrumi, pesca, timo) ed esibisce al palato un sorso succoso e terso, laminato e contrastato, tonico e sapido, con incessante persistenza di erbe “limonate”, erbe mediche, erbe di campo, erbe balsamiche, erbe medicinali. Che luce, che respiro!

Il secondo, Mami, viene prodotto con una parte di vendemmia tardiva per ottenere uve più concentrate sul piano aromatico e zuccherino: il vino proveniente da questa raccolta viene fatto maturate in barrique di secondo e terzo passaggio, e successivamente unito con la restante parte vinificata in acciaio. Ha colore dorato brillante e, anticipando i tempi di evoluzione, esprime quell’irresistibile nota di menta secca che la Malvasia solitamente acquisisce con il tempo, più sviluppi di frutti gialli, oli essenziali e nuance sottilmente speziate. Ha più corpo ed è più permeante, ma conserva brio e slancio. 

Malvagia (“la ragazza con l’oro negli occhi che vi invita a ballare”) e Mami (“la vigna madre da cui ci facevamo consolare e consigliare”): M come Malvasia. Caratteri antitetici e complementari.