La Champagne ferma l’ampliamento dell’Aoc

La Champagne ferma l’ampliamento dell’Aoc

La Francia in presa diretta
di Samuel Cogliati Gorlier
24 marzo 2025

La revisione dell’area di produzione, in discussione da oltre 20 anni, è stata sospesa dall’Organisme de défense et de gestion.

Il Syndicat Général des Vignerons de la Champagne, che è anche l’Organisme de défense et de gestion della denominazione, ferma le macchine. Ha infatti votato, con maggioranza del 90%, la sospensione della revisione dell’Aoc, che significa in realtà un ampliamento delle superfici vitate. Un processo controverso e dagli equilibri politici molto complessi, iniziato nel lontano 2003. 

La richiesta di sospensione dei lavori è stata inoltrata all’Inao, che doveva consegnare le sue conclusioni a fine anno. «Ovviamente – precisa Maxime Toubart, presidente del Sgv –, questo comporterà un ritardo della revisione», la cui applicazione era attesa per il triennio 2026/29.

Il motivo di questa decisione è tanto bizantino, quanto pragmaticamente e inflessibilmente champenois. In effetti, dal 2017 l’Unione europea ha sancito che ogni anno ogni Paese possa concedere l’impianto di nuove vigne fino ad un massimo dell’1% della superficie vitata totale. Non solo: che debba concedere 0,1 ettari di vigne senza denominazione d’origine controllata per ogni regione. Un’inezia: per la Champagne significa lo 0,0003 % del vigneto. Ma significa anche ammettere l’esistenza di vini senza indicazione geografica (Vsig). E questo si scontra col rigorosissimo controllo che la Champagne ha sempre imposto al suo vigneto: «Ci rifiutiamo – avverte Toubart – di diventare una regione in cui gli operatori possano scegliere di piantare vigne nel cuore dell’Aoc per produrre vini di cui ignoriamo tutto». In pratica, uve incontrollabili, potenzialmente anche utilizzabili per commettere frodi. E un pericolo d’immagine, nel caso di vini spumanti meno cari, prodotti in Champagne ma senza le regole del disciplinare. «Abbiamo quindi deciso – conclude Toubart – di sospendere questo cantiere finché non saremo sicuri di avere in mano le redini dei nostri strumenti di regolazione». 

In pratica il Sgv chiede a Parigi e a Bruxelles il controllo completo ed esclusivo del proprio vigneto. Un’eccezione sconcertante, dato che in tutte le altre regioni la convivenza tra vini Aoc e Vsig non sembra problematica. Ma la Champagne è da sempre l’esempio stesso dell’eccezione nella regolamentazione e nel funzionamento delle istanze ufficiali. E intende continuare a esserlo. 

Di fatto, procrastinare l’estensione dell’Aoc significa anche prevenire rischi di sovrapproduzione. Che in questa fase storica di crisi e di incertezza sono nefasti. Che le motivazioni riguardanti i Vsig siano anche un pretesto per proteggersi da un’inflazione produttiva?

Foto di copertina: vigne a Reims, fonte CIVC