Sommelier al lavoro: Farheen Bibi Assenally

Sommelier al lavoro: Farheen Bibi Assenally

Sommelier al lavoro
di Anna Basile
18 luglio 2024

«Sono una persona disciplinata e precisa. Mi piace portare a termine un compito alla perfezione: il rituale della stappatura, per esempio, va fatto seguendo tutti i passaggi. Non si può essere approssimativi». Determinazione e rigore: ecco il segreto di Farheen Bibi Assenally, sommelier ventinovenne originaria delle Isole Mauritius.

Tratto da ViniPlus di Lombardia - N° 26 Maggio 2024

La sua carriera comincia a Expo, dove ha scoperto «quanto può essere sfaccettato il mondo del vino». Sei mesi di incontri, narrazioni e confronto: «non so se ho dato di più o se ho ricevuto di più da questa esperienza: la bilancia oscilla ma credo che il risultato sia nel mezzo, è stato uno scambio tra me, il vino e le migliaia di persone che ho incontrato e con cui ho esplorato il paesaggio enoico italiano». Nel 2016 Bibi si iscrive ai corsi per sommelier AIS e dopo due anni ha il diploma. Comincia a collaborare con la delegazione di Milano entrando nel gruppo servizi: «i banchi di degustazione, i corsi e la vicinanza ai colleghi della squadra mi hanno insegnato tantissimo. Fare significa imparare, soprattutto se hai accanto relatori e relatrici che ti ispirano con la loro professionalità e ti invogliano a conoscere di più». Poi è iniziato anche il percorso per diventare degustatrice. «Sì. Durante un banco dedicato al malbec ho capito che avrei dovuto approfondire la tecnica di degustazione: mi sono allenata per mesi con maestri come Luisito Perazzo. Ho studiato, assaggiato, esplorato l’universo che c’è in un calice. L’esame è stato impegnativo, ma ce l’ho fatta».

Bibi ha continuato a lavorare durante gli studi in AIS: «Obicà Duomo Rinascente, Pasticceria Marchesi 1824, DG Martini, Langosteria Bistrot, Terrazza Triennale: ognuna di queste esperienze è stata illuminante per la mia formazione. La passione per il vino era lì in attesa di trovare la giusta collocazione lavorativa, ma io continuavo a perfezionare tutto il resto: relazionarmi con gli altri, affinare l’intuito per prevenire problemi, gestire la sala. La mia vera palestra per il vino è stato il ristorante Terrazza Triennale. Il sommelier mi lasciava consigliare i clienti, proporre abbinamenti o suggerire un calice. Ora che sono tornata in Obicà come sommelier e hospitality manager faccio tesoro di tutto quello che ho appreso». Tra masterclass e degustazioni, Bibi si destreggia tra clienti di ogni tipo. «Italiani esigenti, turisti che vogliono godersi le guglie del Duomo, stranieri che vengono in Rinascente per fare shopping e passano per un bicchiere. Le richieste sono tante e io sono diventata brava a capire quelle di ognuno». Un vino in particolare che ami consigliare? «Il passito di Pantelleria Abraxas di Tenute Scudieri, un vino che conquista per la freschezza e la struttura morbida e armoniosa. Mi piace proporlo con la caprese di cioccolato fondente e lamelle di mandorle di Obicà. Un abbinamento da manuale». A proposito di manuali, non avrai mica smesso di studiare? «Per niente! Ho da poco terminato il corso per sostenere l’esame di relatore per la lezione sui vini passiti, liquorosi e aromatizzati. Non si finisce mai di imparare». ◆